Cascina Trat

Località
Strada Comunale di Trat, 25079 Vobarno

A mt 695 s.l.m. La località è situata nella valle del Traversante, dal nome dell’omonimo torrente, che sale verso NNE da Collio Valsabbia. Il percorso in questo tratto, senza pendenze accentuate, sale e si svolge lungo la dorsale che fa da spartiacque tra l’entroterra del basso lago di Garda e la Valsabbia. Nelle immediate vicinanze della cascina si trova la Fontana dei Manni (dal nome della famiglia proprietaria della cascina stessa) dove è possibile fare provvista d’acqua. Il paesaggio è caratterizzato da boschi di latifoglie alternati a vegetazione naturale erbacea e cespuglietti.

Curiosità: In tutta la zona è frequente imbattersi nel c.d. “Roccolo”, postazione fissa di caccia alla selvaggina migratoria a testimonianza della forte tradizione venatoria nella provincia. Oggi si presenta come una struttura di alberi generalmente a semicerchio intorno ad un capanno di varie forme, spesso mimetizzato con cespugli e rampicanti. Gli alberi che formano il semicerchio sono piante di buttata principali, adeguatamente potate, poste a distanza regolare. Tra una pianta e l’altra sono poste pertiche orizzontali ben evidenti con funzione di posatoi.

Nella struttura sociale delle valli bresciane, rimasta invariata per secoli, era in uso un’ organizzazione economica dove trovavano spazio tutte le attività connesse all’utilizzo del bosco che sempre hanno costituito per la popolazione una valida integrazione del reddito agro-pastorale. Questa organizzazione ha contribuito al radicarsi nella popolazione dell’ uso di sistemi come l’archetto o altri mezzi rudimentali di cattura della fauna migratoria. Le tese degli archetti erano messe in funzione dai proprietari degli appezzamenti di bosco e nelle proprietà comunali e venivano normalmente concesse mediante asta al miglior offerente.

Con l’annessione al Regno di Sardegna e l’estensione nel 1859 della relativa legislazione, viene vietato l’uso della caccia con  lacci e trabocchetti di qualsiasi genere. In Valle Sabbia veniva concesso ai residenti il libero possesso per la tesa delle reti, degli archetti e dei roccoli nei boschi, anche di durata triennale, per cui i comuni bresciani cercarono di difendere l’uso dei sistemi tradizionali. Alle varie deroghe si pose fine con un decreto del Prefetto di Brescia nel 1912 che sancì la fine della caccia legale con gli archetti. Ancora oggi queste zone presentano la densità di Roccoli tra le più alte in provincia (cfr pag. nn. 23-30, 43 e 76 in “Luoghi di pasture” La compagnia della stampa Massetti Rodella editori 2003).